L’osteopatia è una pratica di medicina manuale ormai ampiamente diffusa sul nostro territorio. La presenza di professionisti e studi specializzati è distribuita capillarmente in ogni città e provincia, tanto che, se cerchiamo online un Osteopata a Roma, saranno tantissimi i risultati che otterremo e ci sarà unicamente l’imbarazzo della scelta. Tuttavia, per fare una valutazione ponderata e capire se l’osteopatia è la giusta risposta ai problemi che avvertiamo, è bene analizzare di cosa si tratti e quali problemi rientrino nelle sue competenze.

In questo articolo, faremo chiarezza su questa disciplina medica, ne approfondiremo la storia e, soprattutto, scopriremo quando rivolgersi ad un osteopata è la soluzione al problema che stiamo riscontrando.

Cos’è l’osteopatia e quando rivolgersi ad un osteopata.

Quando parliamo di osteopatia, facciamo riferimento ad una medicina manuale, ovvero ad un metodo di diagnosi e relativo trattamento che, pur abbracciando le scienze mediche tradizionali come l’anatomia, la neurologia e la biomeccanica, non adotta l’utilizzo di cure farmacologiche o chirurgiche. Al contrario, utilizza manipolazione e manovre mirate alla prevenzione e al trattamento di tutti i disturbi trattabili che emergono a carico del corpo.

In poche parole, nel panorama medico, l’osteopatia è sicuramente una medicina non convenzionale a tutti gli effetti riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, basata per l’appunto sul contatto manuale sia in fase di diagnosi, sia in fase di trattamento della patologia considerata.

I principi che guidano l’osteopatia sono i seguenti:

– Il corpo è concepito come unità, nella sua globalità, come un sistema interdipendente e sinergico formato da ossa, organi, muscoli e da tutti gli apparati che lo compongono.

– La struttura dell’organismo e le sue funzionalità sono strettamente e reciprocamente legate, pertanto, influenzando una si ha una ricaduta positiva o negativa anche sull’altra.

– Il corpo possiede la completa capacità di auto guarirsi e mantenersi in piena salute.

– Il sistema circolatorio e il sistema nervoso concorrono a trasmettere informazioni da un’area all’altra del corpo, mentre il sistema endocrino è responsabile del rilascio di ormoni molto potenti, capaci di regolare le funzioni vitali e mantenere l’organismo in perfetto equilibrio chimico.

Che ruolo ha l’osteopata nella cura di un problema di salute?

Il professionista in osteopatia ha il compito di eliminare gli ostacoli e annullare le interferenze che si possono sviluppare nell’organismo, con obiettivo di permettergli di ritornare in equilibrio e salute grazie alla sua funzionalità di autoregolazione. Infatti, secondo l’osteopatia, se struttura e funzionalità operano in sinergia non possono insorgere malanni o disfunzioni.

Per fare un esempio, se proviamo dolore, il nostro corpo può mettere in atto inconsapevolmente una strategia scorretta per alleviarlo, assumendo posture sbagliate al fine di non percepire più questa sensazione spiacevole. Tuttavia, questo rimedio precario metterà in atto una serie di conseguenze a catena che non faranno altro che peggiorare la nostra situazione complessiva. L’osteopata ha il compito di riportare l’equilibrio nel nostro corpo, alleviando il problema all’origine e spingendo il corpo ad individuarlo per auto guarirsi.

Cosa cura l’osteopatia nello specifico? 

Come abbiamo visto, l’osteopatia è una metodologia affermata e riconosciuta dall’OMS per la prevenzione, la diagnosi e il trattamento dei disturbi dell’organismo, basata sul contatto manuale. Alla base di questa disciplina, c’è la cura dell’integrità strutturale e funzionale del corpo nel rispetto della relazione tra corpo e mente.

Ma, in concreto, per quali disturbi possiamo rivolgerci a un osteopata?

L’osteopatia è specializzata nelle problematiche strutturali e meccaniche dell’apparato muscolo-scheletrico a cui possono essere legate alterazioni nelle funzioni degli organi e dell’intero sistema cranio sacrale. Nel dettaglio, ecco in quali casi possiamo rivolgerci ad un osteopata per ritrovare la salute:

– Problematiche dell’apparato muscolo scheletrico, come lombalgie, cervicalgie, dorsalgie, dolore acuto al coccige, colpo di frusta da urto, dolori da trauma, problemi alle anche, pubalgie, artrosi, discopatie, fasciti e tendiniti.

– Problemi al sistema neurologico come cefalea, senso di vertigine cronico, ernia del disco, nevralgia facciale e cervico-branchiale e sciatalgie.

– Problemi al sistema neurovegetativo come sensazione di fatica cronica, fribomialgia, disturbi del sonno, emorroidi, disturbi ginecologici, stato depressivo e irritabilità, ansia, reflusso gastroesofageo, stitichezza, disturbi digestivi, sindrome del colon irritabile, ernie iatali, svariati problemi post-operatori.

– Problemi a livello stomatognatico come malocclusioni.

L’osteopatia, grazie alla sua metodologia poco invasiva, è adatta a persone di tutte le età dai primi giorni di vita, fino ad arrivare all’anzianità. È molto indicata, inoltre, per le donne in gravidanza.

Come nasce l’osteopatia?

Le origini di questa disciplina vanno ricercate nell’accurato lavoro del Dr. Andrew Taylor Still che ne è a tutti gli effetti il padre fondatore e il creatore della prima università di medicina osteopatica: l’American School of Osteopathy.
Nel 1870, Still iniziò a non vedere di buon occhio la medicina tradizionale, accusandola di prescrivere troppi farmaci. Egli iniziò a studiare il trattamento manipolativo a scopo terapeutico, convinto che questo genere di approccio avesse molto da offrire ai pazienti. La storia della medicina, nel corso dei secoli, gli ha dato pienamente ragione.
Still aveva perfettamente capito come la salute dell’organismo passasse attraverso l’equilibrio e l’armonia tra struttura e funzionalità del corpo e come il corpo fosse capace di attuare meccanismi di autoguarigione in maniera del tutto naturale, senza ricorrere a farmaci tradizionali.

In quali casi non è indicata l’osteopatia?

Si esclude il ricorso a questa disciplina medica quando si ha a che fare con lesioni gravi e nei casi di urgenze mediche. L’osteopatia, inoltre, non può occuparsi direttamente di malattie di tipo degenerativo, cronico, problematiche genetiche o infettive e infiammatorie, se non con un approccio di tipo complementare e di supporto, per esempio con l’obiettivo di lenire disturbi e dolore.